Bisognava vincere e lo si è fatto. Missione compiuta! Ma…

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Detto che le dirette competitrici del Vado hanno tutte vinto e, loro sì, con una vera impresa (l’Albenga 2 a 0 ad Alba, il Ligorna in dieci 2 a 1 sul Ticino e il Bra addirittura 2 a 1 fuori col Chisola) e che pertanto il turno non ha dato gli esiti paralleli sperati;

detto che il Pont Donnaz (1 punto 1, nelle ultime 7 gare), penultimo in classifica, non rappresenta certo un test probante per definire lo stato di grazia di una squadra.
Detto che la vittoria di “corto muso come si suol dire” e con gol ombra (dinamica e assegnazione comprese) non è scaturita in prestazione convincente e/o prova di maturità;
detto che il derby con la Sanremese fugherà tutti i definitivi dubbi circa la competitività dei rossoblù (il fattore campo credo che ancora una volta dia un discreto vantaggio ai ragazzi di Cottafava);
vorrei spostare l’attenzione su ciò che confido possa essere il messaggio, perno di questo articolo. Siamo, con Marzo alle porte, nel momento in cui ogni società di calcio che si rispetti inizia a programmare la prossima stagione. Dico questo perchè razionalmente ragionando l’Alcione può solo perdere questo campionato.Premesso che in settimana la Corte d’Appello ha dato nuovamente ragione ai milanesi in quanto è stato respinto il secondo ricorso del club piemontese difeso dall’avvocato Giuseppe Rosati, in ogni caso i giochi per la leadership parrebbero fatti. Ammesso e non concesso che si riescano a centrare i play off ( obiettivo non del tutto scontato), in concreto questo non servirà a nulla se non a soddisfare l’ego di pochi “interessati” ma non si tradurrà in nulla di concreto. Nel mentre le manovre sul piano manageriale proseguono seppur non sempre ben decifrabili, si fa sempre più avanti invece il termine “ridimensionamento” a cui mi piacerebbe fornire una chiave di lettura che personalmente accolgo in maniera positiva. Se ci riferiamo, a una mera riduzione a più modesti limiti (budget incluso) non entro nel merito perché chi mette i denari è giusto che detti la linea. Ma se come avviene per i piani industriali (quelli seri) si allude ad un conferimento della funzionalità richiesta da nuove esigenze, allora evviva il ridimensionamento. Tradotto in soldoni. Più capacità di investimento nelle strutture (le più da rinnovarsi), più giovani provenienti dal vivaio in prima squadra, più controllo su una gestione altrimenti non commisurata alle entrate effettive. Spetta solo al patron Franco Tarabotto, avvolto nella sua “spesso voluta” solitudine, decidere la direzione di rotta.Diciamo che per una volta i risultati raccolti sul campo, lasciano il passo a cose ben più importanti. Ripeto ben più importanti. Chi vuol capire …