Ritratto calcistico di Drazen Bolic

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Dražen Bolić (Karlovac, 12 settembre 1971) è un ex calciatore jugoslavo.
Ricopriva il ruolo di difensore. Ha iniziato la carriera nel Partizan con cui ha vinto 3 campionati di Jugoslavia (1994, 1996, 1997) e 2 Coppe di Jugoslavia (1994, 1998), dimostrando anche buoni colpi offensivi andando a rete in ben 25 occasioni. Viene portato in Italia dalla Salernitana nell’estate del 1998, di cui diventa subito una pedina importante, giocando tre campionati (uno di Serie A e due di Serie B). Nel 2002 passa all’Ancona, con cui gioca altri due campionati di Serie B e un altro di Serie A. Dopo la retrocessione della squadra marchigiana nella stagione 2003-2004, viene acquistato dal Vicenza, con cui vive una stagione conclusasi con la sconfitta nei play-out retrocessione.
Dopo una sola stagione sotto i Colli Berici, passa al Lanciano, in serie C1. Gioca nel Lanciano per ben 5 stagioni collezionando 102 presenze e segnando 10 gol. Inizio della carriera da mister. Levski Sofia13/14 (23/lug/2013) 13/14 (08/ott/2013) Vice allenatore–
Vice allenatore sotto: Slavisa Jokanovic (12 partite)
Partizan15/16 (25/dic/2015) presum. 30.06.2018 Vice allenatore–
sotto: Marko Nikolic (26 partite), sotto Ivan Tomic (23 partite)
L’ex capitano della Virtus Lanciano, arrivato in Italia nel 1998 proprio grazie alla Salernitana dal gennaio 2016 è stato viceallenatore del Partizan Belgrado, sulla cui panchina da dicembre c’era Ivan Tomic, ex Roma. «È un grande club che mi dà l’opportunità di fare un grande lavoro, oltre ad essere la mia squadra del cuore in Serbia e quella dalla quale sono partito», dice orgoglioso l’ex rossonero, che non ha smesso di seguire le vicende della Virtus, «anche se un po’ di meno rispetto al passato», spiega, «perché quest’anno sono stato più impegnato nei fine settimana: sabato e domenica sono i giorni in cui si viaggia, si va in ritiro, si gioca. Però, vedo sempre i risultati e i tabellini: ho letto le notizie sui casini che ci sono stati, le penalizzazioni date e tolte, le voci sulla cessione della società». Per tre stagioni l’Arechi è stata la casa di Bolic, che tra A e B in granata ha collezionato 85 presenze, mentre 97 sono le partite di campionato con i frentani dal 2005 fino a quando ha smesso. «Non mi sono lasciato bene, e questo mi dispiace», spiega, «ma non meritavo di andare via in quel modo: potevo dare un contributo maggiore, anche giocando poche partite nell’ultimo anno in cui sono stato a Lanciano, e mi dispiace non averlo potuto fare». Bolic ha avuto modo di incontrare a Belgrado il direttore sportivo Luca Leone, che praticamente gli ha passato la fascia di capitano nel 2007. «Quando ci siamo ritrovati ci siamo salutati e abbiamo parlato tanto», racconta il serbo, «lui allora era il direttore sportivo e doveva fare gli interessi della società, e in mezzo c’ero io che facevo i miei». È forte il legame con entrambe le squadre: «Di Salerno mi è rimasto impresso l’impatto appena arrivato da Belgrado in un campionato che all’epoca era il migliore d’Europa: tutto il mondo voleva giocare in Italia! Mi ha colpito quell’ambiente che ama il calcio con il calore e il temperamento del Sud, e l’Arechi è splendido! Poi sono andato a Lanciano a fine carriera», continua Bolic, «quando sono arrivato pensavo di smettere prima, ma ho trovato una città e una società in cui mi sono trovato benissimo: penso che l’ambiente di Lanciano abbia prolungato la mia carriera». Quella sua Salernitana (stagione 1998/99) fu una bellissima esperienza. I colori granata per tutta la città e un’accoglienza molto intensa. Mancò poco per la salvezza. Forse solo un po’ di fortuna ed esperienza nella gestione della partita nell’arco dei novanta minuti. Si giocava bene ma ci raggiungevano spesso dopo essere passati in vantaggio. Eravamo una buonissima squadra – tanti calciatori hanno fatto poi una grande carriera come Gattuso, Di Vaio, Di Michele, Vannucchi e Marco Rossi – ma forse un pizzico troppo giovane. E la gioventù porta sempre voglia di dimostrare il tuo valore contro grandi campioni come Zidane o Ronaldo, a volte andando in attacco senza pensare a coprirsi: in tanti frangenti, se ci fossimo difesi meglio invece di continuare a sbilanciarci dopo essere andati in vantaggio, avremmo conquistato qualche punto in più e la salvezza non sarebbe stata un problema”. C’è gente straordinaria lì, confermo, non possiamo che fare un grosso in bocca al lupo ai granata e a tutti i tifosi”. Il mondo è piccolo, Drazen, e Belgrado non è poi così lontana…