Calcio giovanile e posturologia

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L’attività sportiva implica una maggiore sollecitazione del piede:
i piedi degli atleti possono invecchiare più in fretta.
Correre, saltare, balzare vuol dire esercitare un carico maggiore.
Le attività sportive più praticate coinvolgono il gesto motorio della corsa e molte di esse il salto: dal calcio alla pallavolo, dal basket al tennis e poi tutte le discipline dell’atletica prevedono un corpo che si sposta rapidamente aumentando la sua energia cinetica. Questo aumento di carico sulla superficie di appoggio varia di molto in relazione al gesto tecnico ma già parlando di semplice corsa dobbiamo moltiplicare il peso del corpo per tre e quindi in un soggetto di settanta chili il piede sopporta un carico di oltre duecento.Se poi questo carico lo moltiplichiamo per tutte le volte che il piede trova contatto con il terreno ci rendiamo conto dell’incredibile resistenza delle strutture anatomiche.
Il carico deve essere distribuito in modo ottimale sulla superficie di appoggio preservando quelle sedi anatomiche più esposte ad usura come strutture miotendinee e capsule legamentose.
Bisogna assorbire al meglio e scaricare l’impatto con il terreno per una deformazione contenuta, contrastando gli effetti del movimento di pronazione. L’impegno atletico del calciatore è oggi scandito da ritmi di allenamento non indifferenti: i carichi di lavoro costringono a recuperi veloci ed ogni particolare tecnico-atletico deve essere curato nei dettagli e non sempre si ha il tempo di farlo.
Tra questi l’assetto del piede è di fondamentale importanza non solo ai fini della migliore funzionalità dello stesso ma anche dal punto di vista posturale, coinvolgendo le articolazioni di ginocchio, anca, bacino e schiena. La necessità, da parte del calciatore, di dover esprimere un gesto tecnico, spesso di tipo balistico, ad alta velocità o comunque in condizioni di equilibrio precario impone la ricerca del miglior assetto monopodalico che può essere garantito ed allenato ad esempio con:

 esercitazioni propriocettive monopodaliche con piani instabili

– esercitazioni di potenziamento della muscolatura estrinseca del piede

– utilizzo di calzature idonee in relazione alla tipologia del terreno di gioco

– utilizzo di ortesi plantari a correzione biomeccanica in presenza di dismorfismi legati all’appoggio del piede come piede piatto o piede cavo.

Nonostante questi accorgimenti l’articolazione tibio-tarsica del calciatore è comunque un’articolazione a rischio per l’imprevedibilità e l’occasionalità di talune situazioni di gioco che possono stressare oltremodo le strutture legamentose. E’ quindi necessario ottimizzare l’appoggio del piede. Essendo la componente atletica  sempre più importante ed essendo il calciatore sempre più podista, l’aiuto di un plantare anatomico può garantire performance atletiche di grande livello, preservando tendini e legamenti da un eccesso di usura. Si dovrà garantire un effetto antitraumatico permettendo il miglior controllo del movimento del piede e consentendo la sopportazione di un carico massimale anche in condizioni estreme in relazione a condizioni di terreno duro, dove il trauma metatarsale è frequente in corrispondenza dei tacchetti. Questi ultimi possono trasmettere gli effetti negativi dell’urto sul terreno all’articolazione metatarso- falangea, un punto anatomico molto delicato: spesso la reazione infiammatoria corrisponde ad una borsite reattiva.
Se tutto questo vale per il calciatore professionista ancora più importante sarà per il giocatore a livello amatoriale, che spesso incontra campi non sempre in buone condizioni e dove spesso la preparazione atletica non è sempre ottimale. Quando poi la pratica continua negli anni, la minor elasticità tendinea e legamentosa può creare seri problemi ed un buon appoggio è da considerarsi una priorità inderogabile. Occorrono scuole che puntino all’innovazione per formare i campioni del domani. Scuole di calcio ad alto rendimento  rivolte a giovani calciatori dagli 8 ai 12 anni. Progetti che si prevedano molto ambiziosi team di collaboratori molto qualificato composti da figure tecnico-sanitarie di alto livello e che si pongano l’obiettivo di raggiungere i programmi prestabiliti a medio lungo termine grazie a nuove metodologie disciplinari e nuove tecniche di allenamento rivolti non solo a calciatori e che si avvalgano di staff tecnici in grado di migliorare sensibilmente la tecnica individuale. Seguire i giovani calciatori in modo da studiarne i loro punti deboli e quindi andare ad intervenire proprio su questi per migliorarne le prestazioni attraverso un approccio multidisciplinare. In pratica nuove metodologie di allenamento che rivedono le frontiere del gioco con un mix fatto da educazione, cura crescita e soprattutto divertimento”.
Non entreremo nei dettagli degli esami e registrazioni eseguiti su alcune squadre, perché molto tecnici e forse di scarso interesse per i non “addetti ai lavori”, ma proporremo direttamente i risultati ottenuti con la loro interpretazione. Abbiamo visitato tutti gli Atleti selezionati per le maggiori competizioni, considerando principalmente l’appoggio plantare dei piedi, la dismetria degli arti inferiori e del bacino, la situazione di colonna vertebrale (scoliosi e cifosi). Distinguiamo pertanto una Valutazione Podoscopica ed una Valutazione Posturale.
Descrizione
Sono stati valutati complessivamente 51 atleti, di cui riportiamo i dati posturali.
Alla Valutazione Podoscopica registriamo:

– 8 atleti con appoggio normale che rappresentano il 16%

– 13 atleti con piede piatto (25%)

– 25 atleti con piede cavo (49%)

– 1 atleta con piede supinato (2%)

– 4 atleti di cui non è stato valutato l’appoggio (8%)

Di cui:

-3 atleti utilizzano già plantari (6%)

Alla Valutazione Posturale registriamo complessivamente:

– 20 atleti con dismetria di 1° grado (fra -1 e -3 mm) 39%

– 18 atleti con dismetria di 2° grado (-4-7) 35%

– 11 atleti con dismetria di 3°grado (> -8) 22%

– 2 atleti non è stata valutata dismetria 4%

– 1 atleta non presenta dismetria 2%

– 2 atleti non è stata valutata dismetria 4%

– 38 atleti presentano dismetria -dx 74%

– 10 atleti presentano dismetria -sx 20%

– 13 atleti con varismo di ginocchio 25%

– 2 atleti con valgismo di ginocchio 4%

– 4 atleti non sono stati valutati 8%

– 4 atleti sono stati trattati con TMT 8%

In conseguenza di tali disfunzioni le patologie di interesse calcistico che maggiormente si possono sviluppare sono:

In generale:

– Muscolo-tendinee ed osteo-articolari

In particolare:

Piede:

– fascite plantare e tallonite

– tendinite Achillea

– sovraccarico comparto laterale caviglia

Gamba:

– lesioni muscolari tricipite surale

Ginocchio:

– tendinite rotulea

– bandelletta ileo-tibiale

– tendinopatia della zampa d’oca

– disfunzione comparti mediale/laterale

Coscia:

– tutti i comparti muscolari (quadricipite, bicipite femorale, adduttori)

Bacino:

– pubalgia

– sindrome del piriforme

– borsiti (soprattutto nei portieri),

– sacro-ileite

Colonna:

– lombalgia,

– lombosciatalgia

– cruralgia

– lombocruralgia

– patologia degenerativa vertebrale

– scoliosi

Conclusioni

Sintetizziamo alcuni dati:

– Su 51 Atleti 47 sono risultati “disfunzionali” avendo anche solo un elemento di alterazione posturale (ricordiamo che 4 non sono stati valutati perché infortunati e/o trattati con TMT magneti) generando un valore del 92%. Va da sé però che, avendone visitati 47 e tutti 47 trovati disfunzionali il significato reale della percentuale sale al 100% (cioè tutti gli Atleti visitati sono risultati disfunzionali).

– Circa la metà degli Atleti presenta un piede cavo 48%.

– Il 74% degli Atleti presenta dismetria dx, come minus.

– 8 atleti, che corrispondono al 16% presentano valori molto importanti di dismetria pari a 10/15 mm (tant’è che una parte di questi risulta fortemente sintomatica).

Conclusioni della Filosofia Posturale

Secondo una visione scientifica geometrica e simmetrica, che di fatto è la più attuata, tutti questi Atleti risultano disfunzionali e pertanto in “patologia”. Quindi tutti meritevoli di interventi; che poi siano di carattere ortopedico, osteopatico o posturale poco importa in questa sede. Il concetto coraggioso risulta chiarire se questi soggetti sono da considerarsi “normali” o “non normali” dal punto di vista fisiologico e quindi posturale. Perché ben si comprende che a seconda del bivio che noi faremo prendere al nostro Atleta, totalmente diverso (opposto) sarà il suo destino: cioè verrà o non verrà curato. Già questa unica riflessione occuperebbe lo spazio di un Congresso di luminari. La realtà risulta che, per fortuna, la dismetria (lo storto) fa parte della quotidianità, della vita. Anzi ne è la norma, il vero parametro di normalità e quindi di riferimento.
Ovvio che se un Atleta è “molto dismetrico” entriamo in quel range di attenzione che ci impone di valutare la reale necessità di un intervento correttivo. Ma solo per quella fascia di Atleti e non per tutti siamo autorizzati a parlare di disfunzione vera ed adottare come già detto delle terapie. Le domande che gli addetti ai lavori di queste problematiche dovrebbero porsi sono le seguenti, secondo il nostro modesto parere:

– in questo range di attenzione, ove l’Atleta è molto dismetrico, se non intervengo cosa succederà?

– riesco a gestire la situazione senza intervenire o rischio che si complichi con l’aggravamento e la necessità o il rischio di soluzioni più drastiche?

– chi si prende la responsabilità di tali decisioni o negligenze?

E come il lettore comprenderà queste sono solo alcune delle svariate domande che ci potremmo porre. Anche perché esiste poi un range inferiore, ove la situazione disfunzionale risulta iniziale, ma che non intervenendo con soluzioni semplici si potrebbe passare al range superiore, con tutte le considerazioni appena espresse. Ma la cosa importante (e grave) che poi sintetizza il nostro pensiero riguardo alle problematiche posturali ed al loro trattamento è che ancor prima di arrivare a proporre questi concetti e ragionamenti non viene fatto alcun tipo di screening, cioè di filtro. I ragazzi non vengono visti, intercettati. è un percorso consapevole che dovrebbe già partire dalla scuola, sfruttando la fase di crescita. Ecco la filosofia del Progetto Postura.

GLOSSARIO

Dismetria

Disturbo della coordinazione dei movimenti, che vengono realizzati in modo non corrispondente allo scopo, risultando sempre più rapidi, più bruschi, più ampi o meno ampi del necessario

Lombalgia

Forma molto diffusa di dolore o fastidio muscolo-scheletrico della regione postero-inferiore del dorso, lombosacrale e sacroiliaca, talora irradiato agli arti inferiori (sciatica)

Cruralgia

Dolore lungo la faccia anteriore o antero-interna della coscia, che segue il decorso del nervo crurale; spesso è associata a mal di schiena, in quella che viene definita lombocruralgia; in questo caso il dolore, parte dalla schiena e si irradia verso l’inguine e la faccia anteriore della coscia, talvolta fino al ginocchio

Tendinopatia

Affezione del tendine di Achille.che coinvolge solitamente chi pratica sport che sovraccarichi tale tendine, come la corsa, con abuso di carico

Analisi della postura e dell’appoggio plantare di un gruppo di giocatori dilettanti. Se osserviamo gli atleti di alto livello che praticano il medesimo sport, notiamo che ci sono delle particolarità fisiche che li accomunano. Allo stato attuale di specifiche ricerche, risulta evidente l’esistenza di una stretta relazione tra appropriate caratteristiche fisiche e morfologiche individuali e la pratica di una determinata disciplina sportiva. La struttura somatica è di grande importanza in ambito sportivo in termini di biomeccanica, in relazione ai costi energetici e per la corretta esecuzione del gesto atletico. La sua valutazione è un importante fattore di conoscenza in quanto permette una classificazione morfologica e somatica degli atleti. Esiste quindi un rapporto fra efficienza motoria, rendimento sportivo e alcune alterazioni posturali, visto che numerosi studi scientifici hanno ormai dimostrato che l’iper programmazione delle catene muscolari influenza la postura. Quando una postura crea un fattore di danno o di rischio per sovraccarico meccanico o per ripetitività del gesto si definisce come “postura incongrua”: è questo il caso del calciatore, sia esso professionista o dilettante. Essendo infatti il calcio un’attività sportiva asimmetrica, è causa di squilibri a tutto il sistema tonico posturale. Tali squilibri possono divenire nel tempo la causa di algie ad articolazioni e muscoli e limitare l’atleta nella pratica dell’attività sportiva stessa. Sappiamo tutti che ogni calciatore ha un piede che predilige nel calciare il pallone e di conseguenza un piede “d’appoggio”. In questa situazione, il piede d’appoggio sarà quello a sopportare il carico maggiore, mentre il piede con cui si andrà a calciare, quello interessato al gesto atletico, sarà esente dal carico e su di esso verrà impressa una notevole quantità di forza esplosiva ad alta velocità. Il calciare non è solo uno dei gesti più frequenti nel gioco del calcio, ma anche quello che distingue il calcio dalla maggior parte degli altri sport. L’azione del calciare il pallone non consiste solo nella semplice flessione dell’anca ed estensione del ginocchio, ma è anche caratterizzata da un’importante componente in adduzione del movimento articolare. Ne deriva che la pratica intensa di questo sport richiede una potente attività dei muscoli adduttori, che è quindi responsabile dello sviluppo accentuato di questi muscoli e che si può osservare nei giocatori di calcio. Ciò si riflette nel caratteristico aspetto clinico dell’arto inferiore di questi atleti, contraddistinto da muscoli adduttori molto forti ma anche molto accorciati. Si sviluppa infatti nei calciatori uno squilibrio muscolare a livello dell’articolazione del ginocchio, con i muscoli adduttori, sul lato interno del ginocchio, molto forti e accorciati e i muscoli abduttori, sul lato esterno, relativamente deboli. Questo squilibrio muscolare dà origine, attraverso i potenti muscoli adduttori lunghi (gracile, semitendinoso e sartorio), ad un carico compressivo elevato sul compartimento mediale del ginocchio che potrebbe contribuire in maniera significativa allo sviluppo della tipica deformità in varo del ginocchio. E’ intuibile quindi come si riscontri spesso asimmetria nella postura del calciatore.
L’impegno atletico del calciatore è oggi scandito da ritmi di allenamento non indifferenti: i carichi di lavoro costringono a recuperi veloci ed ogni particolare tecnico-atletico deve essere curato nei dettagli e non sempre si ha il tempo di farlo.Tra questi l’assetto del piede è di fondamentale importanza, non solo ai fini della migliore funzionalità dello stesso, ma anche dal punto di vista posturale, coinvolgendo le articolazioni di ginocchio, anca, bacino e schiena. La necessità, da parte del calciatore, di dover esprimere un gesto tecnico, spesso di tipo balistico, ad alta velocità o comunque in condizioni di equilibrio precario impone la ricerca del miglior assetto monopodalico. L’articolazione tibio-tarsica e tutta la struttura del piede del calciatore sono quindi a rischio per l’imprevedibilità e l’occasionalità di talune situazioni di gioco che possono stressare oltremodo le strutture legamentose, oppure per come debbano sopportare un carico massimale anche in condizioni estreme, in relazione a condizioni di terreno duro, dove il trauma metatarsale è frequente in corrispondenza dei tacchetti. Questi ultimi possono trasmettere gli effetti negativi dell’urto sul terreno all’articolazione metatarso falangea, un punto anatomico molto delicato. Quando poi la pratica continua negli anni, la minor elasticità tendinea e legamentosa può creare seri problemi.
Se tutto questo vale per il calciatore professionista ancor di più varrà per il giocatore a livello amatoriale, che spesso incontra campi non in buone condizioni e dove frequentemente la preparazione atletica non è ottimale.
Nello studio esposto abbiamo analizzato un campione rappresentato da un gruppo di 20 calciatori dilettanti compresi tra i 18 e i 28 anni.
L’obiettivo era quello di provare a riscontrare, oltre all’ormai famoso atteggiamento in varismo del ginocchio, altre corrispondenze posturali di questi sportivi, per mezzo di un’analisi posturale e baropodometrica statica e dinamica, confrontata con l’anamnesi di ogni esaminato e la letteratura scientifica che prende in considerazione le alterazioni posturali, le patologie e gli infortuni caratteristici dei calciatori.
Dopo un’anamnesi di ogni giocatore riferita principalmente agli anni di pratica, al ruolo in campo, agli infortuni occorsi negli ultimi tre anni e ad altre note personali utili ai fini della nostra ricerca, si è passati all’analisi vera e propria, effettuata in due fasi: in una prima posturale statica e in una seconda baropodometrica, per mezzo di solette sensorizzate collegate ad un sistema computerizzato (Parotec System).
Nella prima fase quindi, di osservazione statica in postura eretta, per mezzo di un esame con filo a piombo, sono state evidenziate tutte le alterazioni posturali riscontrabili nelle curve fisiologiche della colonna vertebrale, quali iper o ipo curve e inclinazioni e rotazioni dei cingoli scapolare e pelvico. Si è prestata attenzione inoltre, alle alterazioni posturali delle ginocchia e dei piedi; per un’analisi più specifica dell’appoggio possibili problematiche relative (zone di sovraccarico, varismo, valgismo, cavismo e piattismo) sono state effettuate ed analizzate anche le impronte plantari.
Nella seconda fase di analisi baropodometrica invece, prima staticamente e poi dinamicamente, è stato appunto sfruttato il Parotec System, capace di rilevare tutte le informazioni riguardanti le pressioni, i carichi e gli spostamenti di baricentro dell’individuo in situazione statica e dinamica durante le fasi del passo. I casi così studiati, sono stati poi confrontati tra loro alla ricerca di dati sensibili e significativi, che potessero risultare ipoteticamente, caratteristici propri della postura dei calciatori.
Tutto questo potrebbe essere utile anche ai fini dell’allenamento e della prevenzione da infortuni sul campo di calcio; infatti, unendo le conoscenze anatomiche, biomeccaniche e tecniche a quanto ci è stato possibile riscontrare con questi esami e alle innovazioni tecnologiche, si potrebbe integrare l’allenamento con esercizi posturali mirati e ausili (plantari), che permettano di prevenire determinate patologie o infortuni.
Il piede è lo strumento più prezioso per un calciatore e quindi è fondamentale imparare a usarlo bene fin da piccoli.