Fognini come Djokovic, fuori dall’Australia Open

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Hanno in comune, seppur per fatti diversi, una brutta figura nella terra dei canguri, esseri dall’intelligenza a loro superiore. Djokovic, su consiglio di una famiglia ricca quanto bisognosa di essere seguita da assistenti sociali, per aver falsificato documenti sul Covid,  Fognini di aver ancora una volta rappresentato al peggio il nostro Paese. Il tennista di Imperia cede in tre set all’olandese Criekspoor, reduce, come avvertivano i commentatori di Eurosport, da 21 vittorie, non certo in Grande Slam ma in tornei che una volta si organizzavano anche a Loano e Sanremo. Fognini non ha avuto neppure rispetto per coloro che, con un caffè nero bollente,  si son svegliati alle 6 per seguirlo o che già  erano in piedi per aver  sofferto con il match di Berrettini, vittorioso in rimonta ed in preda a malesseri allo stomaco. Fognini cede il primo set 6 -1, un parziale inguardabile e dove il nostro spacca una racchetta con il cui valore si può  sfamare per una settimana un villaggio africano.  Poi nel secondo e terzo set si difende cedendo entrambi 6 -4. Due set nei quali il tennista armense ha giocato con svogliatezza,  come tanti lavoratori al lunedi. Sarebbe ora però di smetterla di difenderlo, il nostro tennis ha giocatori sui quali costruirsi il futuro e non ha bisogno di appoggiarsi ai ricordi. Se non lo fa lui lo faccia Valentina Vezzali cercando di metterlo in quarantena ogni volta che va fuori dai confini. Farebbe un favore a tutti, in primis allo stesso Fognini.