Per la ripresa Eccellenza è tutto fermo

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La ripresa del campionato di Eccellenza può ancora aspettare. Né la Giunta Nazionale e nemmeno il Consiglio Nazionale del Coni, riunitesi oggi al Foro Italico di Roma, hanno affrontato il tema su quali sport far rientrare fra “gli eventi e le competizioni di livello agonistico riconosciuti di preminente interesse nazionale dal Coni”. Per quanto riguarda il calcio regionale di vertice c’era la speranza che oggi si potesse discutere tale riconoscimento in uno dei punti dell’ordine del giorno che riguardava le “attività delle Federazioni Sportive Nazionali, delle Discipline Sportive Associate e degli Enti di Promozione Sportiva”.Ma, sia nel comunicato della Giunta Nazionale che, soprattutto, quello del Consiglio Nazionale – nel quale hanno diritto a parteciparvi i presidenti delle Federazioni sportive e in rappresentanza del calcio c’era il neo eletto Gabriele Gravina – è stata menzionata una eventuale discussione sul riconoscimento, per il calcio, del campionato di Eccellenza e delle altre competizioni regionali di vertice, quali competizioni di interesse nazionale. Era stato il Consiglio Direttivo della Lnd dello scorso 5 febbraio ad aver fatto sapere dell’avvio dell’iter – attraverso una richiesta che sarebbe dovuta pervenire dalla Figc al Coni – per un cambio di status dei campionati aventi un collegamento diretto con le competizioni nazionali organizzate dalla LND in modo che gli stessi non fossero più assoggettabili alle restrizioni dei DPCM. E se non è stato portato all’ordine del giorno delle riunioni di Giunta e Consiglio del Coni vuol dire che è mancata la volontà da parte della Figc di arrivare a dare una prima risposta alla possibile ripartenza dei massimi campionati regionali di calcio a 5 e calcio a 11 maschili e femminili, dopo che lo stesso Gravina aveva dichiarato di aver chiesto “al ministro di far ripartire entro febbraio almeno i campionati di Eccellenza destinando loro anche un contributo”.Il riconoscimento dell’interesse nazionale era ed è il primo e fondamentale ostacolo da superare per sperare nella ripresa del campionato di Eccellenza che, a questo punto, deve volgere lo sguardo sull’ultima chance, ossia ciò che sarà previsto nel prossimo Dpcm del 6 marzo che dovrà prendere tante decisioni su molte attività, compresa quella sportiva relativa alla riapertura delle palestre e delle piscine e alla revoca della sospensione di tutte le competizioni dilettantistiche di calcio. La forte preoccupazione delle varianti del virus inducono a pensare che non ci potrà essere un liberi tutti da parte del governo Draghi, almeno nelle zone gialle. E se anche lo fosse, perché spinti dal voler dare un segnale di discontinuità rispetto al precedente governo, il rischio di un repentino cambio di colore nelle singole regioni che riporti, tra le varie restrizioni, alla sospensione delle attività sportive (come capita coi bar e ristoranti che si richiudono in zona arancione e rossa) bloccherebbe in partenza la decisione di una ripresa dei campionati.Per tale motivo era ed è fondamentale – ammesso che si possa aspettare ancora – far ricadere l’Eccellenza fra “gli eventi e le competizioni di livello agonistico riconosciuti di preminente interesse nazionale dal Coni” perché si sarebbe portato appresso l’adozione di un protocollo sanitario per poter fare allenamenti collettivi e gare ufficiali in sicurezza. Ma tale protocollo, avendo un costo sui tamponi che non dovrebbe ricadere sulle stesse società, non può essere adottato fintanto che non ci sono le coperture economiche. Che erano state previste dal governo Conte all’interno del Decreto Ristori 5 però mai approvato – nonostante il Parlamento avesse votato per lo scostamento di bilancio di altri 32 miliardi – e che ricomprendeva, tra l’altro, anche i fondi per i bonus ai collaboratori sportivi. Intanto nel nuovo governo non esiste più un ministero dello Sport e non è stata ancora decisa a chi andrà la delega su tale settore, inoltre il premier Draghi dovrà sciogliere il nodo se sarà posta la parola fine alla linea degli aiuti a pioggia. E non essendoci più un ministero di riferimento e non essendoci ancora certezza sui soldi stanziati per il protocollo sanitario, di conseguenza manca la volontà della Figc nel chiedere al Coni il riconoscimento dell’interesse nazionale per i campionati regionali di vertice perché altrimenti dovrebbe essa stessa a far fronte a tali spese dopo che la Lega Nazionale Dilettanti ha mollato la presa.