Gerarchie rispettate e fine di un’anomalia

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Gli analisti e gli addetti al marketing, in vista anche degli investimenti per la prossima stagione, guardano con favore alla classifica finale del campionato italiano. E, come accade per le borse, vedono con favore anche lo sgonfiarsi della bolla atalantina, che ha creato non pochi problemi alle pay tv per la caccia agli sponsor, e per questo, piaccia o non piaccia, potete conversare con qualunque dipendente di Sky e Dazn. Il campionato rispetta le gerarchie con ai primi sei posti le grandi del nostro calcio: Milan, Inter, Juventus e Napoli le prime quattro e questo si garantisce una fonte di entrate per il nostro calcio in Champions.  Lazio e Roma in Europa League e Fiorentina nella Conference League, insomma un ottimo parterre. Il campionato che si chiude, come dice giustamente Capello, è  comunque poco alienante e non garantisce ancora competitività. Troppe venti squadre, quando con sedici si farebbe una bella limatura, e concedendo più spazio alla Nazionale. In A tornano Lecce e Cremonese, e dalla prima attendiamo sorprese. Il bilancio del gioco è negativo e basterebbe vedere Venezia- Cagliari di ieri sera per capire che certe sfide del calcio regionale sono più attraenti. Priva di finanziamenti dall ‘Uefa torna nel suo posto di competenza l’Atalanta, mentre attendiamo miglioramenti tecnici da Torino e Fiorentina, che hanno espresso un gioco divertente. Rimane la ferita della Nazionale che comunque,  grazie alla nuova formula delle qualificazioni pronta a tutelare squadre che hanno una storia, sarà presente nel 2026. E comunque che una squadra vincitrice di un titolo continentale non sia presente per lasciar posto a Iran o squadre senza nessuna storia rende ridicoli i vertici del calcio mondiale, dove però contano più tre dirigenti africani che cento europei.