Nato nel 1941 a Tiassano (il bellissimo borgo medievale del comune di Quiliano di cui era orgoglioso in termini di affettuosa appartenenza), Bruno Dodino (per i tanti amici “Marietto”) non è stato soltanto un bravo padre, marito e nonno, un grande lavoratore, un punto di riferimento per un’intera comunità, ma soprattutto un ex pugile, sport a cui ha dedicato con passione e merito un’intera vita sia da atleta praticante che poi da dirigente. Dodino era un peso Gallo (questa la sua categoria) e si affacciò a soli 18 anni sulla ribalta locale di una disciplina che seppur nobile arte richiede pur sempre impegno e capacità di sacrificio notevoli. Può vantare un curriculum di tutto rispetto fatto di oltre 25 combattimenti tra i dilettanti con due secondi posti centrati nei 4 campionati liguri disputati difendendo i colori del pugilato savonese. Terminata la fase agonistica si è dedicato alla Pugilistica Carlevarino, società che dal 1928 a Savona grazie al Cav. Giovanni dapprima ( anch’egli, prima atleta, poi insegnante, poi dirigente) e a suo genero Angelo Renesto in seguito, ha guidato in una cavalcata di successi un’associazione ricca di campioni a partire dagli anni 50 tra i quali si annoverano i vari Urzi, Pucci, Aloi e Mantero.
Dal 1991 a 2019 per circa un trentennio Marietto in qualità di dirigente e di direttore sportivo ha continuato a seguire le indicazioni del grande Giovanni e con serietà, abnegazione, disciplina e cuore (valori ricevuti in eredità) ha contribuito a creare un ambiente sportivo che è come una grande famiglia legata dal rispetto delle indicazioni del grande fondatore. Dodino non ha mai smesso di onorare gli insegnamenti che gli erano stati impartiti. Ricordiamo bene quanto aveva sottolineato nel complesso di una delle tante riunioni di valore a cui partecipava: «L’importante è che il pubblico, ed in particolare quello delle nuove generazioni a rischio disagio sociale, si avvicini al pugilato. Credo che, dopo un periodo di crisi, ci sia una riscoperta della nostra disciplina, come dimostrano pure i dati relativi ai nostri tesserati». Quanta strada ha percorso Dodino
Dal 1991 a 2019 per circa un trentennio Marietto in qualità di dirigente e di direttore sportivo ha continuato a seguire le indicazioni del grande Giovanni e con serietà, abnegazione, disciplina e cuore (valori ricevuti in eredità) ha contribuito a creare un ambiente sportivo che è come una grande famiglia legata dal rispetto delle indicazioni del grande fondatore. Dodino non ha mai smesso di onorare gli insegnamenti che gli erano stati impartiti. Ricordiamo bene quanto aveva sottolineato nel complesso di una delle tante riunioni di valore a cui partecipava: «L’importante è che il pubblico, ed in particolare quello delle nuove generazioni a rischio disagio sociale, si avvicini al pugilato. Credo che, dopo un periodo di crisi, ci sia una riscoperta della nostra disciplina, come dimostrano pure i dati relativi ai nostri tesserati». Quanta strada ha percorso Dodino
da quella spoglia palestra di via Quarda Superiore (che all’epoca dei suoi inizi si chiamava ancora ANPI Sport) . Lì era cominciato per pura passione il suo “calvario”, il suo amore. come una storia d’altri tempi, d’altri uomini e, forse, anche di un’altra boxe…Ciao Mario, hai inseguito i tuoi sogni combattendo da eroe sino alla fine!