Io e Antonella

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Mi è venuta in mente in questi giorni, con l’inizio dei campionati europei di calcio femminile. E pensavo che sono passati 44 anni da quando scrissi, come giovanissimo cronista di provincia, un pezzo su Antonella, una ragazza di Andora che amava trascorrere i pomeriggi giocando al pallone. Non avendola ritrovata,perché mi sarebbe piaciuto farle un’intervista proprio oggi, ometto il cognome, ma posso dire che era una ragazza molto carina e determinata e mi colpì molto una frase che mi disse quando ci presentammo: ” Sei venuto a fare un’intervista perché mi considerate un fenomeno da baraccone, una curiosità,  un’anomalia ancor prima di avermi visto palleggiare o tirare una punizione”. Cercai di dirle no,ma in verità il direttore di quel giornale locale mi disse proprio di capire che pazza era Antonella. La sua forza la portò , nei campionati giovanili dove era consentito, a giocare con i ragazzi. E li si mise in luce, sapendo che dopo la  strada era chiusa. Era il 1978, davvero un’altra epoca e il segno di un’arretratezza culturale di un Paese. Non potendo giocare Antonella portò avanti una battaglia che oltre sportiva era anche culturale, di integrazione.  Ecco questa sera mi sarebbe piaciuto guardare Italia-Francia, diretta Rai1 dalle 20,40, insieme a lei e magari chiederle a nome di tanti scusa per i nostri pregiudizi, e nello stesso tempo  grazie a nome di tutte le donne che lottano ancora nel 2022 per vedere riconosciuti i loro diritti. E se le nostre stasera andranno in gol facendoci saltare dal divano qualche maschietto invece di esultare, farebbe meglio a riflettere sui tanti gol invece sprecati dagli uomini.

GRAZIE ANTONELLA.

PERCHÉ ITALIA-FRANCIA NON È SOLTANTO UNA PARTITA DI CALCIO