La Horst Wein Association

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Chi era Horst Wein (Hannover 1941 – Barcellona 2016)? È ritenuto l’allenatore degli allenatori. Ispiratore della celebre Cantera del Barcellona negli anni ’70, in 35 anni ha formato oltre 15 mila allenatori in circa 60 Paesi del mondo. Autore di numerose pubblicazioni, il suo “Futbol a la medida del nino” (tradotto in italiano, “Il calcio a misura di ragazzi”, e premiato a Coverciano) è stato la guida ufficiale adottata dalla Federazione Spagnola. Ha formato allenatori nei più prestigiosi club europei (Barcellona, Inter, Arsenal, Schalke 04, Villareal, Bayer Leverkusen, TSG Hoffenheim solo per citarne alcuni) e per numerose Federazioni (Spagna, Germania, Inghilterra, Scozia, Danimarca, Panamá, Colombia, Perú, Uruguay, Costa Rica, El Salvador, Australia e Zambia ecc..).
Cosa fa la Horst Wein Association?
La divisione italiana dell’Associazione, condotta dal prof.Marcello Nardini, ex portiere di Bundesliga, svolge corsi di formazione e aggiornamento per i formatori di tutti i livelli, sia di società professionistiche che dilettantistiche, potendo contare su uno staff di formatori altamente qualificato (anche ex calciatori di nome) e specialisti che procedono quotidianamente nello studio e nella ricerca. Obiettivo: promuovere l’innovazione nel calcio giovanile. In questo senso il “Brain Kinetic”, l’allenamento specifico del cervello per aprire nuovi orizzonti nei giovani atleti in maniera divertente, sviluppato in Italia dai dottori Franco Anglana, Marco Lizzio e Marcello Nardini.
Tra i suoi mantra : «Un tecnico che vince tutto con i giovani non ha lavorato per il futuro dei suoi allievi ma per il proprio». Ebbene sì, era lapidario Horst Wein, profeta del Funino, il calcio a misura dei ragazzi,della dimensione ludica del calcio giovanile che spiegava da 35 anni quanto fosse importare riscrivere i metodi di allenamenti per i bambini che si avvicinano al mondo del pallone e accompagnarne i primi esercizi con l’obiettivo di fare leva sulla loro intelligenza.
Il calcio inizia nella testa” – dichiarava Horst, il professore tedesco che si esprimeva in perfetto italiano e che ha scritto 38 libri, traslando l’esperienza di approccio alla disciplina dell’hockey su prato ai campi di calcio, descrivendo il metodo di insegnamento ai giovanissimi in un libro che nel 2012 si è aggiudicato il Premio Nazionale di Letterature del Calcio “Antonio Ghirelli” nella categoria “Tecnica e Studi Specializzati”.
“In primo luogo a chi partecipa ad un mio corso ho sempre detto che non deve sentirsi allenatore ma formatore di bambini e ragazzi. Non è un ruolo riduttivo, ma molto più importante e impegnativo di quel che si creda. I piccoli devono potersi divertire, esprimere e sviluppare le proprie capacità senza l’assillo del risultato” – e citava il Barcellona, la società fucina di campioni che per prima ha fatto suoi i metodi di avviamento al calcio per le fasce d’età fino a 14 anni. Xavi Hernandez, ad esempio, ex centrocampista del blaugrana e punto fermo della Nazionale spagnola campione del mondo e d’Europa, aveva otto anni quando praticava il Funino. Prof. Wein – gli si chiedeva – in cosa differisce il suo metodo dalle tradizionali scuole calcio?
“Innanzitutto nell’approccio. I bambini devono giocare il calcio con la palla e non contro la palla, senza l’assillo del risultato. Occorre insegnare a familiarizzare con il campo, a cooperare e coprire gli spazi vuoti per sviluppare l’abilità a occupare sempre la posizione migliore. Ai più piccoli la presenza di una sola porta di fronte a sé genera la percezione del tunnel: sono indotti a puntare verso l’unica direzione possibile. Al contrario, il metodo suggerito per la fascia dai 7 ai 9 anni è una sfida anomala, tre contro tre, con quattro porte, in modo da stimolare l’istinto naturale e la capacità di adattarsi divertendosi”.
Quello descritto da Horst Wein è il primo di cinque livelli formativi che accompagnano la crescita dei praticanti il calcio giovanile e segna il ritorno a quello che un tempo era il calcio imparato giocando in strada, come sottolinea tutt’oggi Marcello Nardini, un passato da portiere nella Bundesliga e ora presidente della Horst Wein Association, il quale ha curato la traduzione de “Il calcio a misura dei ragazzi”, il testo base che spiega come adattare l’insegnamento del calcio alle capacità creative e intellettuali dei bambini.
Come si modificano i metodi formativi con la crescita dei giovani calciatori?
“Il cambio di passo avviene all’età di 10 anni, quando si dispongono le solite quattro porte su un campo di 20×40 metri e si gioca 5 contro 5 – spiegava Wein – Dopo sei mesi si adotta per la prima volta la porta centrale. Nel frattempo ogni bambino si sarà abituato certamente a utilizzare le fasce e se ne gioverà nella visione di gioco. Tra gli 11 e i 12 anni ci si sfida 7 contro 7. Il primo schema si produce a 13 anni, con otto giocatori per squadra disposti con tre difensori e quattro attaccanti oltre al portiere, che si affrontano nello spazio compreso tra le aree del campo regolamentare. Infine, a 14 anni, i ragazzi sono pronti per giocarsela sull’intero rettangolo”.
L’obiettivo finale di ogni tecnico è rendere capaci i suoi giovani giocatori di cogliere i migliori risultati. Cosa garantisce la lunga e graduale preparazione fino all’adolescenza?
“Non dobbiamo dimenticare che il calcio, al pari di altre discipline sportive, riveste una funzione educativa e formativa di giovani atleti che saranno futuri uomini. Ognuno di loro ha la possibilità di esprimere e perfezionare le proprie capacità tecniche. Sono convinto che i talenti si trovino tra i banchi di scuola e per essere bravi occorre possedere una spiccata intelligenza. Un buon formatore lascia che sia il bambino a scoprire le sue qualità. Per questo motivo è necessario che la cultura calcistica cambi, perché un giocatore si costruisce mattone su mattone”.
Ecco infine le 10 verità di Horst Wein:

1) Il gioco è il maestro, non l’allenatore.
2) Percepire prima, poi capire tutto ciò che si è visto, per prendere decisioni corrette e finalmente saper eseguire ciò che il cervello ha detto
3) Se desideriamo vincere nel calcio, dobbiamo aprire nuovi orizzonti, invece di percorrere sempre la stessa strada piena di errori
4) Bisogna adattare il gioco al bambino e non obbligare il giovane calciatore al gioco degli adulti .
5) In ogni essere umano esiste un bimbo che vuole giocare (F.Nietzsche)… e non vincere.
6) Prima di mettersi in marcia, bisogna conoscere il tragitto.
7) Ama il pallone, consideralo il tuo migliore amico e trattalo con affetto e delicatezza
8) L’esempio è il miglior insegnamento
9) I buoni formatori sono quelli che non istruiscono, ma guidano i giocatori a scoprire e a pensare
10) Se fai sempre ciò che hai sempre fatto non arriverai più lontano di dove sei sempre arrivato