Il calcio savonese piange la scomparsa del Dott.Claudio Ruffino

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Per ricordare un professionista ed uomo di sport con un così alto livello di umanità e disponibilità non vi sono parole. Siamo rimasti tutti attoniti quando abbiamo appreso la mesta notizia. Dopo i funerali celebrati nella “sua” Murialdo (paese natio) ci sembra doveroso tracciare un ritratto del “Doc”, così come veniva chiamato nell’ambito sportivo. Negli ultimi 6 anni Ruffino (scomparso il 30 gennaio all’età di 73 anni) è stato con merito il medico sociale del Finale ( dove risiedeva) e quindi una figura molto rappresentativa ed importante dell’ambiente giallorosso. Specializzato in diabetologia, dal punto di vista professionale aveva lavorato sodo in diverse strutture compreso il Santa Corona. Ma è al seguito delle giovanili del Savona (piu’ di quattrocentocinquanta presenze ufficiali, tutte segnate una ad una sul suo personalissimo quadernetto, con tanto di risultato e formazioni) che ho avuto modo di conoscerlo, frequentarlo ed apprezzarlo. Claudio Ruffino, classe 1949, aveva iniziato dal 19 ottobre del 1995 a seguire i ragazzi del Savona (sfida tra gli Allievi regionali biancoblù e la Carlin’s Boys, finita con una sonante vittoria per 5-1 a favore degli “Striscioni”). Domenica 3 marzo 2013 (dopo 18 anni) era riuscito a brindare assieme agli Allievi Nazionali, che battendo 3-1 la Juventus erano diventati capolisti del torneo, totalizzando ben 400 presenze : un bel record, niente da dire, e nel mezzo tante storie da raccontare. Proprio in quell’occasione ebbe modo di dire : “Ho iniziato a seguire il calcio quasi per scherzo – raccontò in allora -. Fu un amico, Paolo Persico, a farmi avvicinare all’Albenga. Ne è passato di tempo per me che, come amo dire, non sono del ’49, ma quasi del ’50, essendo nato a novembre. Il calcio, da allora, mi è rimasto nel cuore e, ovviamente, la parte indimenticabile è proprio quella col Savona. Io mi segno tutto – continuò -, annoto le partite a cui ho partecipato e le formazioni scese in campo. L’ho fatto dal 1986 in poi. Alcuni mi dicono che sono matto, altri che sono maniaco, ma è un divertimento, un passatempo, un hobby, chiamatelo come volete. Sono arrivato nel Savona nel ’95, ci sono stato fino al ’98. Poi sono ritornato il 27 settembre del 2008, campionato Juniores nazionale contro la Novese ed eccomi qua a festeggiare le quattrocento presenze col Savona, un po’ stanco, certo, ma sicuramente molto soddisfatto. Ho tantissimi bei ricordi – disse ancora -. Le partite contro le squadre estere, memorabili un paio contro lo Slavia Praga e contro il Monaco e poi le finali, indimenticabili. Prima con gli Juniores nazionali allenati dal grande Bobo Pilleddu: vincemmo la semifinale contro il Trapani e perdemmo poi la partita decisiva contro la Sangiovannese. E poi, in tempi recenti, la finale nazionale Giovanissimi ad Aprilia, beffati dal Milazzo dopo aver battuto la Tritium in semifinale. Ecco, è il mio destino: perdere le finali. Mi è capitato anche con il Savona di Iacolino, che perse la finale scudetto del Campionato Nazionale Dilettanti contro il Montichiari. Eppure avevamo battuto anche la corazzata Pisa in semifinale…”. Gli venne chiesto ancora : Ha curato tantissimi giocatori. Ne ricorda qualcuno in particolare?. “Li ricordo quasi tutti, a dire il vero – affermò -. Mi piace citare Luca Parodi, che passò al Genoa e poi al Monza, in Serie C. Un grande talento. In tempi più recenti, Fici, Chiaffitella e Gazzano poi approdato al Finale”.
Il dott.Ruffino ha fatto il medico sociale anche nelle prima squadra, pur se la sua figura è rimasta da sempre legata al settore giovanile. “E’ vero – diceva- . Il rapporto con i ragazzi delle prime squadre è molto più professionale ed è naturale che sia così. Ma con i giovani è diverso, sono spontanei, diretti, amano scherzare e ti fanno sentire parte di un gruppo. Ecco, questa è la cosa più bella: il contatto diretto con i giovani – conclude -. Aiuta anche a farti passare la stanchezza”. Grandissimo “Doc” sarà impossibile dimenticarlo, così come sostituirlo! A nome dei tantissimi giocatori che se lo porteranno nel cuore, un enorme e riconoscente “Grazie!”.