L’addio del Bell’Antonio dalla sua “Viola”

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L’Unico Dieci (come viene chiamato dalla tifoseria fiorentina) a mesi di distanza dall’ufficializzazione del suo addio al club di cui è stato una bandiera e un simbolo, ha voluto raccontare le ragioni della separazione  sparando a zero sul presidente e sul direttore generale lamentando un’assoluta mancanza di rispetto. La separazione tra la Fiorentina e Giancarlo Antognoni, seppur annunciata da tempo non era stata indolore. Lo strappo definitivo si è consumato dopo l’incontro tra l’ex campione del Mondo ed il direttore generale Joe Barone. Bastano alcuni aggettivi per capire come sia andata la riunione con il braccio destro di Commisso “Un incontro terrificante, di inaudita freddezza – lo ha definito – in cui mi è stato ribadito che non avrei avuto più incarichi riguardanti la prima squadra, lo spostamento al settore giovanile e la riduzione dell’ingaggio. Credevo che il Presidente mi avrebbe contattato per spiegarmi il motivo della separazione. Invece nulla: se ne è lavato le mani anche se Barone mi ha detto che aveva deciso lui. “Non pensate che avrei meritato un po’ di rispetto? Commisso ha sbagliato a non avere fiducia in me. A lui piace dire che si è fatto dal nulla: anche io sono andato via di casa a 15 anni. E si ricordi che io nella mia professione sono arrivato sul tetto del mondo”.

Antognoni ha poi sottolineato la poca coerenza di Commisso, facendo un paragone con l’addio di Chiesa: “Quando Chiesa andò alla Juventus, Commisso disse che era rimasto profondamente deluso per il fatto che Federico non andò a salutarlo. Ora però ha fatto lo stesso grave errore con me”. L’icona della Fiorentina ha infine spiegato anche perché ha rifiutato la proposta del club: “Dopo il primo approccio con Barone avevo capito che ci fosse qualcosa di strano. Mi disse che avrei dovuto cambiare ruolo e fare lo scout dei giovani, ma sapevo che fosse una proposta inesistente: Burdisso qualche giorno prima aveva detto che lui si voleva occupare della ricerca dei giovani talenti. Quindi quale sarebbe stato il mio ruolo?”Alla base della scelta, anche la poca considerazione avuta a livello tecnico in questo biennio: “Non sono il responsabile dei primi due anni disastrosi della gestione Commisso. Anche perché non ho praticamente mai avuto voce in capitolo: le scelte le hanno fatte Barone e Pradè. L’unico mio intervento sugli ultimi giocatori è stato per Martinez Quarta, per cui mi ero confrontato con il mio amico Passarella. Peraltro, accompagnai Pradè al suo primo approccio con Commisso: bel riconoscimento. Sono molto deluso anche da lui” ha detto, senza mancare di rifilare una stoccata anche all’attuale direttore sportivo.
“Quando arrivò a Firenze – conclude Antognoni riferendosi a Commisso – lo portai al Museo del calcio e ci emozioniammo a guardare le immagini della mia Italia campione del mondo. Io gli ho aperto le porte del mondo e lui mi ha ripagato nel modo peggiore”.Così, dopo quattro anni tra Della Valle prima e Commisso poi,è  terminata la seconda vita da dirigente di Antognoni con la società che fin dal 1972 l’ha visto protagonista.