La narrazione e la realtà

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Nella settimana che ha preceduto il recupero della settima gara del campionato di serie D tra Vado e Pont Donnaz ho assistito tra interviste surreali e saghe della “compiacenza” ad uno spettacolare carosello che poco aveva a che fare con la dura verità venuta a galla domenica con il secco 2 a 0 (poteva essere goleada) con cui i valdostani hanno liquidato la pratica. A nulla sono valsi i tentativi di depistaggio. Antichi errori di impostazione, retaggi di una retrocessione non avvenuta grazie ad un ripescaggio, ma che si ripresenta immancabilmente, sono riemersi ineluttabili ed inducono ancora una volta a fare i conti con amare constatazioni. Anche le parole del neo Ds Sonetti sono apparse intrise di dubbi che iniziano a farsi avanti. Quale “revolution”, quale “cambio di passo”, quale “salto di qualità”? Cinque punti sui 18 disponibili in 6 gare (di cui 4 disputate tra le mura amiche e che corrisponderanno ad altrettante durissime trasferte nel girone di ritorno): questi sono i numeri “spietati” con cui bisogna fare i conti.Sbagliato e controproducente invocare rigori non dati, pali e traverse scheggiate, anomalie epidemiche.Banale e superficiale appellarsi alle letture episodiche. Abbiamo sentito decantare lo “staff” e tessere le lodi del calcio propositivo. “Noi giochiamo e gli altri vincono”, un mantra che oltre a non rispecchiare il vero, per giunta non porta fortuna. La netta sconfitta accusata ha prodromi e ragioni che partono da lontano, direi di “atavica” fattura. Partiamo dalla difesa. Come è possibile perdere di vista il gigantesco centravanti Varvelli (lo seguivo dai tempi del Chiasso, nella B svizzera) autore fra l’altro di una doppietta. Passiamo al centrocampo. Compassato, biodinamicamente lento, costruttore di prevedibilità. Il solo innesto di Dagnino (gamba giusta e potere di penetrazione) ha ravvivato la manovra quando era purtroppo tardi come già avvenuto con il Derthona. E veniamo al reparto avanzato dove D’Antoni (la sfortuna continua a negargli la soddisfazione del gol) è costretto a reggere un peso più grande di lui, sia per esperienza che per contenuti agonistici. Due partite in casa senza reti la dicono lunga.E veniamo alle scelte tattiche. E sì, perchè c’è una partita dentro la partita : quella tra i due mister di turno. Da una parte Tarabotto ha effettuato due cambi alla “page”, uomo su uomo, ruolo su ruolo, senza alcuna variazione di sistema. Dall’altra Cretaz (ex ottimo centrocampista in B con il Monza ed in C con Cuneo, Pro Vercelli, ecc.) al momento opportuno a gettato nella mischia tale Sterrantino (2002 scuola Juve) che ha letteralmente portato sconquasso e panico nella retroguardia rossoblù, dando freschezza e velocità ad una serie di azioni che potevano di gran lunga rendere più pingue il bottino ( se si parla di penalty, i valligiani ne hanno reclamato uno mastodontico).Ecco la sintesi, analizzata punto per punto.Basta “chiacchere e distintivo”.L’architettura degli orange è degna del primo posto in classifica che da neo promossa è un lusso. I cardini della squadra, vale a dire il portiere, il centrale difensivo carismatico, il play basso (Tanasa), il play alto o trequartista che dir si voglia (il ben noto Lauria) ed il bomber di spessore ci sono eccome. Altro che “pulmann davanti alla difesa e palle lunghe e camminare” cito testualmente da una novella estemporaneamente espressa.Le capacità e le competenze vanno acquisite e soprattutto, non basta declararle ma bisogna dimostrarle con i fatti. Magari è ancora presto per la resa dei conti. Magari c’è ancora un qualche margine per riprendersi. Certo che per chi credeva di venire nella gloriosa Vado ad insegnare come si fa il calcio credo sia già in atto un’inevitabile ridimensionamento. Siamo una piazza storica, competitiva ed attenta alla bontà della gestione. Ci piace essere solidi e concreti e per farlo partiamo dall’umiltà (leggasi cultura operaistica della Vadesità), un esempio che speriamo venga raccolto da chi di dovere. Il tempo stringe!